Abbiamo intervistato Giuseppe Rampino, assessore del comune di Trepuzzi con delega Bande a Sud: la sua storia, la passione per la tradizione, l’energia del voler fare per il proprio territorio, le intuizioni sul futuro del comparto.
Come si è avvicinato al mondo della tradizione e delle feste patronali?
È stato un percorso in divenire, dal 2012 avevo fatto qualche esperienza, poi ho iniziato a collaborare con Bande a Sud nel 2014. Bande a Sud aveva come comitato promotore il Comune di Trepuzzi, il GAL Valle della Cupa e il Comitato feste patronali. Il vecchio segretario Marcello Taurino venne a mancare improvvisamente e l’avvicendamento per la gestione è stato naturale. In questo si inserisce anche una questione affettiva perché a Marcello mi legava una fortissima amicizia. Lui e Tonino Maggio sono stati fondamentali per la crescita delle feste patronali tanto che il Comune ha approvato nel 2016-2017 gli atti per una fondazione “Bande a Sud Marcello Taurino”, che dovrebbe diventare il promotore principale. Mancano ancora le fasi attuative, come la capitalizzazione della fondazione ma è l’orizzonte a cui tendiamo.
Il Comune di Trepuzzi ha istituito un assessorato per Bande a Sud, è il segnale di una forte volontà di indentificare il paese con questo evento.
Nel 2016 sono diventato consigliere di maggioranza conservando gli incarichi che avevo in Bande a Sud. È stato naturale per il sindaco conferirmi quindi una delega specifica. Il festival è complesso, finanziato per gran parte da risorse esterne, regionali, da cooperazione internazionale, sponsorizzazioni private. La gestione di queste risorse ha bisogno di una gestione puntuale e trasparente che deve durare tutto l’anno. Nel 2022 mi sono ricandidato e sono stato eletto in giunta e, insieme a bilancio e programmazione, conservo questa delega specifica. Può sembrare superflua ma è un’immagine bella dal punto di vista politico amministrativo. Le feste e la banda sono patrimonio immateriale che ha un valore forte per l’amministrazione comunale e per la comunità, basti dire che nella cartellonistica comunale realizzata dal GAL, Trepuzzi è “Città di Bande a Sud”.
Ci racconta la nascita di “Bande a Sud”?
Nel 2012 il Comune, il Comitato feste e il GAL Valle della Cupa fanno sinergia per comunicare che nel nord Salento esiste un tratto identitario, legato alle feste della tradizione. Terra di grandi estimatori e appassionati di bande. Come è avvenuto anche per Squinzano, ad esempio, che ha una delle bande più antiche e pluridecorate della Puglia, basti dire che la storia dei maestri Abbate passa da lì. Si mette allora in campo un processo di rivalutazione: la banda oggi è attrattiva nella misura in cui si comincia un processo di ibridazione e la si fa interagire con la modernità. Il festival si svolge durante la festa patronale e prevede la commistione con vari generi, musica balcanica, musica moderna, musica popolare, cantautorato. Si è tenuto conto che la banda nella sua identità storica e culturale è un bene immateriale da custodire, che va studiato, indagato, approfondito e non può essere lasciato al caso e l’interesse che si è generato è andato oltre le aspettative anche grazie alle intuizioni del direttore artistico Gioacchino Palma che ha fatto un lavoro encomiabile. Poi sono nati progetti paralleli con il Conservatorio di Lecce per ragionare in questi termini, che hanno visto, ad esempio la rilettura del repertorio di marce alla luce degli strumenti che vengono usati oggi. Bande a sud non è solo un evento performativo, non è solo un cartellone di eventi, dietro c’è l’intenso lavoro di studio e difesa della tradizione con dialogo con le istituzioni preposte. In larga parte l’intuizione di Bande a Sud è legata al sindaco Giuseppe Taurino e a Gioacchino Palma. Il ruolo con le parrocchie è un altro aspetto importante: spesso la storia dei rapporti tra comitati e parrocchie è conflittuale. Con sbigottimento a Trepuzzi non accade, c’è molta armonia e co-programmazione. Le fortune del festival sono dovute alla lungimiranza dell’amministrazione che ha speso energie e fondi e ha individuato gruppi di lavoro con persone appassionate che hanno volontariamente prestato il proprio lavoro. I successi non sono determinati solo da chi fa ma anche da chi si fida e lascia fare.
In questi giorni si è svolta anche una sessione di invernale del progetto Apollo Lands. Di che si tratta?
È un progetto di cooperazione internazionale Interreg Italia Grecia che coinvolge una cordata di enti: il Conservatorio acquisisce il Fondo Abbate e il Fondo Farì che vengono riletti e catalogati. Il risultato sarà un riassetto degli arrangiamenti per bande. Con Apollo Lands si vogliono cementare e far emergere in modo forte i valori identitari dell’Europa e della comunità europea. La musica per noi poteva essere il ponte e il collante tra Italia e Grecia, ci sono obiettivi comuni, e tre sono gli assi: spettacoli, formazione (tavoli tematici, workshop) e didattica e uno infrastrutturale. Nell’auditorium di Trepuzzi è in allestimento un hub musicale. La parte didattica è una chicca perché quello educativo è un aspetto fondamentale, quando si parla di tutela del patrimonio immateriale molto nasce dall’educazione. È una cosa a cui abbiamo sempre posto attenzione, la programmazione non è solo per un pubblico adulto. Anche Bande a Sud ha una sezione Kids, che si svolge durante il festival e così è anche per Apollo Lands, uno dei pochi progetti che si rivolge all’infanzia. E poi c’è un’attività sugli elementi distintivi della festa patronale: due laboratori di luminaria in collaborazione con Perrotta di Squinzano, laboratori musicali legati anche alla musica da banda. Si conclude con due attività pilota: la pubblicazione di un albo illustrato (a cura di Vito Greco e con le illustrazioni di Valeria Puzzovio), a cui si è ispirato un cortometraggio “Come una lucciola” di Christel Caccetta, (con gli attori Carlo Durante e Clio Evans) che ripercorre il senso di Apollo Lands, con la musica che tiene insieme dei bambini lontani anche se di mezzo c’è il mare. Tengo molto alle attività all’interno di Kids, era importante per noi far uscire le nostre attività dal territorio comunale, per questo un grazie speciale va a Tonio De Nitto e al Comune di Lecce.
Come si devono trasformare le feste patronali e le feste di comunità per avere ancora un senso e una sostenibilità?
Anche per il mondo delle feste patronali è arrivata la modernità. Sono processi che per larga parte dello sviluppo della società moderna sono quasi ingovernabili, perché veloci. Bisogna intuire cosa succede e cercare di anticipare i processi, Il vecchio modello con i comitati andava bene finché c’era una certa autonomia, soprattutto economica. La devozione allora passava anche per la raccolta economica. Oggi la fonte di finanziamento non è più quella della questua, i comitati si sono scontrati con la riduzione dei finanziamenti. Che può fare oggi il comitato? Rischia di essere marginale se non comprende che il mondo sta cambiando e non si possono affrontare cose con modi di cento anni fa. La riforma del terzo settore impone una serie di adeguamenti di statuto, dell’atto costitutivo e governance e impone accorgimenti della politica di gestione delle associazioni. Se si vuole sopravvivere, si deve interloquire con amministrazioni ed enti che erogano finanziamenti. Altro aspetto a cui tengo moltissimo è il tema delle professioni delle feste patronali: gli operatori della cultura sono lavoratori, professionisti qualificati, molti bandisti sono maestri di conservatorio, i fuochisti, i paratori, aziende vere e proprie che esportano nel mondo il loro know-how. Correlato a questo è necessario che tutto ciò che gira attorno alle feste, servizi e prestazioni, vadano fatte emergere, retribuite adeguatamente. Il processo di istituzionalizzazione presuppone lavoro di emersione delle professionalità, la rendicontazione obbliga alla fatturazione e al rispetto del lavoro. Le professioni musicali e artistiche, interpellate senza attenzioni, durante la pandemia, sono state nell’oblio. La tutela delle professioni fa parte degli obiettivi principali da porsi.
Le istituzioni cosa possono fare?
I sentieri sono tracciati. Noi veniamo da una programmazione triennale, che si è conclusa lo scorso anno. La cosa più importante è che tutta la filiera istituzionale deve programmare il futuro culturale delle comunità, per agevolare tutti i processi di tutela del patrimonio e gli operatori. E poi dotare di strumenti finanziari i provvedimenti normativi su cui si sta lavorando, come la tutela del patrimonio bandistico musicale promossa da PugliArmonica e Bande a Sud. La Regione ha considerato tutti gli eventi di tradizione come un investimento e quindi candidabili per ottenere i fondi europei. Questo è stato un punto di svolta, con bandi triennali e bandi cultura che hanno sostenuto i festival più importanti. Si mette in soffitta la stagione di contributi a pioggia e i contributi vanno a rassegne significative che hanno ricadute concrete sul territorio (turismo, economia, attività produttive). In questa fase post covid si ragiona sui bandi per privati ed enti.