Festa Patronale Santi Filippo e Giacomo, Diso Lecce, Puglia – 30 Aprile e 1 Maggio

Sembra immensa, la piccola Diso, illuminata dalle maestose gallerie di luce, imbastite con fierezza già dal mese di marzo, in occasione della festa più grande, nel paese più piccolo che cade i primi giorni di maggio. Conta appena mille abitanti, la graziosa cittadina, in provincia di Lecce, devota ai santi Filippo e Giacomo.

Una presenza quasi di famiglia, per i disini, abituati a salutare i due santi ai crocicchi delle strade, nelle nicchie del centro antico e nei tanti altarini domestici. “Li santi nosci”, li chiamano in paese. Perché sono come due vecchi amici, i santi apostoli, protettori del comune salentino alle spalle di Castro, dove la ricorrenza patronale è l’evento più importante dell’anno per tutta la comunità e il comitato feste è una vera e propria istituzione, cui tutti i cittadini disini, per consuetudine, almeno una volta nella vita, hanno l’onore di partecipare e, da due anni, costituito esclusivamente da donne.

Una ricorrenza, quella di Diso, che s’intreccia alle vicende storiche del paese, a quel lontano Cinquecento quando, dopo le razzie turche nella vicina Castro, Diso restò tra i pochi avamposti scampati alla furia ottomana, diventando il centro più popoloso e florido della contea. Almeno fino al Settecento, quando una prolungata siccità decimò la cittadina, spingendo molti abitanti a fuggire verso lande più fertili. Rimasero in pochi, pochissimi, e questo sparuto gruppo di cittadini decise di acquistare le preziose statue lignee dei santi Filippo e Giacomo, di scuola napoletana, come buon auspicio, per inaugurare una nuova era, simulacri custoditi gelosamente, ancora oggi, dopo trecento anni. Con la costruzione della chiesa dedicata agli apostoli, nel 1758, Diso tornò a essere un villaggio popolato e proprio la grande festa cominciò a radunare devoti e mercanti, segnando la ripresa economica e un piccolo grande fortunato miracolo. La festa dei santi si lega inoltre alla devozione per la Madonna dell’Uragano, che si celebra in settembre, e che li accompagna compiaciuta, come una orgogliosa madrina, in processione.

Festeggiati tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, i santi richiamano fedeli e viandanti da tutta la provincia, nel centro del piccolo comune che, secondo la leggenda, prende il nome da “disìo”, antica grafia per desiderio, voglia di abitare e di trovare dimora nel cuore di una valle verdeggiante, dove Diso si adagia, a meno di un chilometro dal mare Adriatico. E, secondo la leggenda, anche i santi Filippo e Giacomo scelsero la piccola Diso. Si narra, infatti, di un’imbarcazione avvistata nelle acque dell’Adriatico con sopra le due statue. In molti cercarono di avvicinarla, ma solo ai disini fu concesso di raggiungerla.

Una festa, quella dei santi Filippo e Giacomo, tra le più solenni e sfarzose dell’intera regione, e che, al di là dei canonici giorni della novena e delle celebrazioni, sembra quasi durare tutto l’anno, perché non c’è decisione, dal matrimonio al saggio di fine anno delle scuole, alle vacanze dei disini emigrati e fuorisede, che non sia presa in funzione dei festeggiamenti patronali, per non rischiare di essere assenti alla grande celebrazione.

Hanno lo sguardo ricolmo di meraviglia, i santi Filippo e Giacomo, immortalati nei due mezzibusti, perché a Diso la festa si vive con il naso all’insù, in occasione dei tradizionali festival delle luminarie e dei fuochi d’artificio. Una festa fatta di luce, dove sono ben tre, e a volte di più, le ditte di luminarie chiamate a rivaleggiare a colpi di geometrie di colore ed effetti speciali, a imbastire tunnel e gallerie, frontoni e cassa armonica, per incoronare la piccola Diso, ingioiellata e sfavillante. Un ricamo di parature, rosoni e fantasie, che ha reso il paese famoso anche all’infuori dei confini nazionali e che ogni anno si rinnova e si reinventa per lasciare a bocca aperta fedeli e appassionati.

Cuore della ricorrenza è poi l’attesissima gara pirotecnica diurna, partecipata da migliaia di appassionati ed estimatori, che accorrono da tutta la provincia. Una sfida per veri intenditori: non ci sono cascate di colore in cielo, né giochi pirici multiformi, ma orecchie attente alla cadenza, al ritmo, alla potenza, per decretarne il vincitore.