Festa Patronale Santa Vittoria, Spongano Lecce, Puglia – 22 Dicembre

La luce, il calore, la marcia. L’omaggio del fuoco si rinnova il 22 dicembre nel paese di Spongano in onore di Santa Vittoria, celebrata con l’allestimento delle tradizionali “panare”, che sfilano nel centro storico pochi giorni prima di Natale. Un rito scenografico e antico, che rievoca il passato della cittadina, un tempo popolata da numerosi frantoi. Una volta, infatti, l’odore di sansa che stuzzicava le narici per le strade segnava la chiusura di questi operosi luoghi di lavoro. Il riposo degli operai e dei frantoiani, la fine della molitura e delle attività legate alla produzione dell’olio. Oggi, quell’aroma pungente è segno di festa, di luce e di calore, l’inizio di un rituale condiviso dall’intera comunità. Erano proprio gli scarti della lavorazione dell’olio, la sansa di olive, a riempire le ceste, decorate poi con cura per la santa e allestite sui carretti. Nel tempo, quello che era un rituale di ringraziamento è diventato un appuntamento che coinvolge tutta la cittadinanza.

Comincia sin dai primi del mese, la preparazione delle imponenti “panare”, le grandiose ceste realizzate con canne e virgulti di olivo, riempite con la sansa “a paddhotte”, ovvero sansa compatta, e decorate con palme, edera, palloncini, carta velina o altro materiale combustile, tra cui anche bucce d’arancia e mandarino, mentre in cima trionfa l’icona della santa avvolta dalle fiamme. Un cerimoniale quasi pagano, intriso di devozione, dove, per buon auspicio e omaggio, si immola il simbolo del lavoro umano, in quello che decenni addietro era un semplice corteo di frantoiani e oggi è diventata una scenografica processione di carretti, camioncini, api, trattori, che trasportano le “panare” infuocate tra lo scoppio di fuochi d’artificio e mortaretti.

Un appuntamento che cade a ridosso delle festività di fine anno e che, per ogni sponganese che si rispetti, è più importante del Natale. Ma non solo. La festa di Santa Vittoria è uno scrigno di tradizioni, gesti e consuetudini antiche, che si tramandano di generazione in generazione. È commovente e scalda il cuore, la partecipazione dei più piccoli che, guidati dai mastri corbellai del paese, intrecciano le loro prime “panare”, con mani esitanti e occhi emozionati. Sono tantissimi, infatti, i manufatti realizzati dai bambini, decorati con le palme e con i fiocchi rossi, che si accodano alla variopinta processione per la santa patrona.

È in testa al corteo, Santa Vittoria, vestita dell’abito più bello, quello della fede e della misericordia: nella mano sinistra tiene stretta una spiga di grano, ha un manto elegante come il cielo stellato, i capelli intrecciati, una ricca corona sul capo e, appuntati sul mezzobusto portato a spalla, i numerosissimi ex voto, collanine, rosari, fili d’oro e d’argento. La “panara” che brucia è un omaggio al suo martirio, alla sua tragica fine, per mano di una spada e immolata sul rogo.

Le “panare” si accodano una per una al corteo, proprio come una volta. Secondo la tradizione, infatti, l’uscita di ogni cesta doveva essere accompagnata dalla musica della banda. Così, anche se il frantoio era lontano dalla cittadina, il carretto passava a prendere la “panara” decentrata, il cui ingresso in scena era accolto da un festoso momento musicale e dall’acclamazione della folla. Oggi, con la chiusura di molti frantoi, la tradizione che rischiava di scomparire negli anni Ottanta è stata raccolta e custodita dai cittadini sponganesi perché non finisca nell’oblio. Così, quello che una volta era un rituale legato alla produzione olearia oggi è un’occasione di incontro, di condivisione, di crescita, di passaggio del testimone all’interno della comunità, i cui legami si rinsaldano e si rafforzano, nell’intreccio collettivo della cesta.

La santa vanta anche una ricorrenza nel mese di agosto, ma è l’appuntamento dicembrino quello che raduna più avventori, per l’unicità dei festeggiamenti e la bellezza di assistere a un caratteristico rito del fuoco, simbolo di salute, benessere, prosperità, elemento principe delle celebrazioni invernali, che coincidevano con momenti importanti del calendario agricolo di una volta.