Se c’è un Capodanno nelle feste patronali di Puglia, sicuramente questo si celebra ad Adelfia. È la festa di San Trifone, infatti, l’appuntamento al quale nessuno può mancare, la regina delle ricorrenze dedicate ai santi patroni, che accende di luce e colori la Puglia di novembre. È segnato sul calendario di maestri fuochisti, bande da giro, giostrai, ambulanti, addetti alle luminarie, appassionati e operatori del settore: il 10 novembre ci si ritrova tutti nella cittadina barese, dove si radunano anche migliaia di visitatori e pellegrini provenienti da tutto il mondo. Non è un caso, infatti, che presso la chiesa madre, durante i giorni della festa, sia attivo un vero e proprio presidio d’accoglienza per i pellegrini, per aiutarli e assisterli nel cammino. È un evento unico nel suo genere, la festa dedicata al santo giunto dai Balcani, che non si fa mancare nulla del colorato e pittoresco campionario della ricorrenza patronale: lo spettacolo delle gare piro tecniche diurne, le luminarie che toccano il cielo, le braci ardenti dei barbecue a vista, la trepidante competizione delle bande da giro, il corteo storico e la sontuosa processione. Sembra quasi stupito, ogni volta, il piccolo San Trifone, raffigurato nel suo simulacro con un’espressione sorpresa, per il gran clamore e la gioia dei suoi devoti.
È un santo bambino, San Trifone. Non solo perché, come riportano le fonti storiche, ebbe breve vita, ma soprattutto perché sono i più piccoli a vestirsi di giallo, rosso e bianco e a impersonare il santo patrono. D’importazione dalmata, la fede per il giovane pastore di oche, che morì da martire per non aver rinnegato la fede nel Dio dei Cristiani, arriva dai Balcani e si accende nella cittadina pugliese nel Seicento, quando le invocazioni a lui rivolte arrestarono l’epidemia di peste che decimava la popolazione.
Da allora, sono trionfali i festeggiamenti, annunciati in pompa magna sin dal primo giorno del mese. Comincia nella notte del primo novembre, infatti “u tammurre”, il tamburo, e l’intramontabile “marcie de ciuccie”, la marcia dell’asino che ritma le notti adelfiesi calando la città nel clima della festa. Con il lancio della mongolfiera devozionale e l’arrivo del quadro sacro presso la armonica, la sera del 9 novembre, si entra nel vivo della ricorrenza, che debutta con il tradizionale colpo di cannone delle quattro di mattina del giorno successivo. Le piazze e le strade brulicano, gli ottoni si lucidano e si provano, i ministranti indossano le tuniche bianche, si dispone la carne d’agnello, piatto principe del dì di festa, sui fornelli per le strade, i più appassionati si conquistano i posti migliori per assistere alle gare pirotecniche.
Dopo l’esplosione delle diane offerte al santo e l’inizio dei concerti bandistici, si consuma in piazza, sulla cassa armonica, l’entusiasmante Asta dei Portatori, dove i devoti si contendono l’onore di portare a spalla il simulacro del patrono. Un rito questo che unisce il sacro al profano, al quale ogni fedele si vanta d’aver partecipato, almeno una volta nella vita.
Allo scoccare del mezzogiorno, il sindaco si avvicina al santo per rinnovare la promessa di fede e consegnare le chiavi della città al parroco che, a sua volta, le rimette al santo. Parte poi la processione, accolta da un fragoroso sparo di fuochi d’artificio e dalle prime note dei concerti bandistici, e al seguito di fedeli si accoda anche la tradizionale Cavalcata, animata da bambini e adolescenti che, in sella ai destrieri, si dondolano lungo le strade, riccamente addobbate, con fasci di fiori rossi, luminarie e nastrini colorati. Anche i più piccoli partecipano alla cerimonia, che qui ad Adelfia è quasi un secondo battesimo, importantissimo per ogni giovane devoto.
È un tripudio di segni della croce, baci che scrosciano dalle finestre, corolle scarlatte, clamore degli zoccoli dei cavalli, un’euforia festante e coinvolgente, una folla alla quale è bellissimo mescolarsi. Al rientro del patrono, la festa si diffonde anche alle porte della città dove gli irriducibili dei fuochi d’artificio allestiscono vere e proprie tavolate, con il vino novello, la carne d’agnello alla brace e il pane appena sfornato per gustarsi lo spettacolo delle gare pirotecniche diurne e serali. Dopo ben undici giorni di festa, al patrono è concesso un giorno di riposo, è San Trifone nella nicchia, ovvero la posa della statua nella nicchia della chiesa di San Nicola, che per gli adelfiesi diventa un’ennesima occasione di festa.