Festa Patronale San Nicola il pellegrino, Trani, Puglia – 1^ domenica di Agosto

Lo chiamavano pazzo e oggi la città lo porta in spalla, consacrandogli la festa più grande. Aveva solo diciotto anni, San Nicola il pellegrino, quando giunse a Trani, nel 1094, dopo un lungo peregrinare nel mondo a predicare la parola di Dio, a raccontare a tutti che Gesù esiste e invocare “Kyrie eleison”, la pietà del Signore. Giungeva dalla Grecia il piccolo Nicola e approdò a Otranto e dalla punta più a est della penisola continuò il suo peregrinare lungo le sponde dell’Adriatico, bistrattato, frustato e allontanato perché troppo semplice e puro risuonava il suo messaggio di pace. Solo a Trani, accolto dal vescovo, trova requie, ma qui lo raggiunge la morte e qui ancora riposa, passando alla storia come l’ennesimo “pazzo di Dio”, uno dei prescelti, che avevano visto la luce e ne erano rimasti abbagliati.

Qui l’arcivescovo Bisanzio, mosso dalla pietà, avvia il processo di canonizzazione, e San Nicola il pellegrino, acclamato a furor di popolo patrono della città, diventa per tutti San Nicolino, il fratello minore, il figliolo da proteggere, a cui baciare i piedi.

Nella città dove la luce disegna il paesaggio, colorando di sfumature dorate la pietra ed esaltando le onde, San Nicola si festeggia nel cuore dell’estate, nella prima domenica di agosto.

Pellegrino d’amore, predicatore a piedi scalzi, dagli occhi grandi e lucenti, San Nicola accende il centro antico tranese per quattro giorni, con una festa celebrata a pelo d’acqua. Cuore dei festeggiamenti è la splendida cattedrale romanica, capolavoro dell’architettura religiosa, unica nel suo genere, concepita in funzione del mare. Tende al cielo, a salire, l’intero edificio, interamente costruito alla luce del sole. Persino la cripta, tesoro e ambiente privilegiato di ogni cattedrale, non è affatto nascosta, ma è in alto, luminosa e splendente, posta al sicuro dalle mareggiate, al centro di un complesso sistema di architravi e volte a crociera, sorretto da una selva di elegantissime colonne di marmo greco.

Costruita in candida pietra calcarea, spalleggiata dal campanile, è conosciuta quasi in tutto il mondo. Da un millennio sorveglia l’accesso alla città marinaresca, un tempo brulicante crocevia di commerci e traffici, sfavillante sentinella di tufo.

È una vera e propria coreografia, quella della processione al mare del simulacro di San Nicola. Riccioluto, con gli occhi dolci e con la croce stretta nella mano, il santo è imbarcato sul peschereccio onorato di condurre il patrono durante il corteo. Ornato di bandierine, luci colorate, il drappo tricolore e gonfio d’orgoglio, s’allontana lento il natante, con la statua del santo, mentre lungo il molo si assiepa la folla di fedeli e la banda accompagna la processione con le arie classiche dei giorni di festa. La barca costeggia il molo, mentre il cielo volge all’imbrunire, disegnando un profilo scenograficamente impressionante sull’acqua. Prima di tornare a terra, si passa anche dalla chiesa di San Nicolino, piccolo edificio religioso posto in via Prologo, accanto a palazzo Bianchi, un’antica stalla, di proprietà di un certo Sabino, dove, secondo la leggenda, San Nicola venne ospitato, già moribondo, e qui spirò. Oggi, affrescata e protetta dalla facciata in muratura, custodisce il trionfo del santo, omaggiato da fiori bianchi e rossi.

Terminato il giro sul mare, il corteo continua via terra, con la calorosa partecipazione di cittadini e autorità. Per le strade della cittadina, il sacro si mescola al profano, dalla folla arrivano preghiere, mani giunte, segni della croce, grida di ambulanti e profumo di leccornie, quelle tipiche della festa patronale, dalle caramelle di gomma al torrone, mentre al centro della carreggiata avanzano i confratelli, abbigliati in tunica bianca e mozzetta scarlatta. Troneggiano i pennacchi e gli stendardi, che aprono la strada ai due gruppi di portatori, il primo incaricato di trasportare l’urna contenente le reliquie di San Nicola, il secondo che porta a spalla il simulacro.

Tutt’intorno la città, con la cattedrale sospesa sull’acqua, una scenografia quasi teatrale, per una festa che non sarebbe la stessa, senza il mare a fare da sfondo e le altezze della chiesa a riflettersi sullo specchio d’acqua.