Festa Patronale San Michele, Monte Sant’Angelo Foggia, Puglia – 28 e 29 Settembre

Da San Michele, nacque Monte Sant’Angelo. È questo sperone di roccia calcarea e selvatica, tra i punti più alti del Gargano, scosceso, a tratti quasi irraggiungibile, che regala una vista unica sul Tavoliere e sul Golfo di Manfredonia, il luogo in cui l’arcangelo scelse di regnare, facendo di questo angolo di Puglia una delle mete di pellegrinaggio più frequentate da fedeli e devoti di tutto il mondo. Qui non ci sono leggende di icone rinvenute dai buoi o giunte dal mare, ma il santo è in qualche modo il “genius loci”, il nume tutelare e anche costruttore della sacra grotta, essa stessa immagine dello Spirito Celeste. E intorno a quella caverna, per assicurarsi prosperità e protezione divina, si stanziarono i primi abitanti dando vita a un vero e proprio villaggio sotto l’egida di un angelo.

V’era un tempo, infatti, in cui l’uomo, non trovando requie nelle risposte terrene, volgeva gli occhi al cielo. È ancora quel tempo, a Monte Sant’Angelo, il paese che sin dal nome porta la devozione verso l’arcangelo misericordioso e che ogni anno accoglie migliaia di pellegrini e camminatori. Culmina qui, infatti, l’antica via della fede dei Longobardi, una strada che parte dalla Normandia, dal santuario del Mont Saint-Michel, percorsa per secoli da fedeli, re, santi, guerrieri e pastori in transumanza. L’iconografia classica, che lo ritrae con la spada e con una chioma candida, lo avvicinava a Odino e San Michele divenne così quell’anello di congiunzione tra cristianesimo e paganesimo, idolo dei guerrieri. Il santo con la spada, che secondo la leggenda apparve tre volte sul Gargano, è festeggiato a maggio e a settembre, in coincidenza con la semina e con la raccolta, come dettava l’antico calendario contadino.

Se la festa primaverile è tempo di pellegrinaggi, con i devoti che, organizzati in compagnia, compiono a piedi il tragitto sino al santuario, per iscrivervi le iniziali e baciare il simulacro, la ricorrenza del 29 settembre celebra la terza apparizione di San Michele, quella in cui, si narra, il santo invitò i fedeli ad entrare nella grotta da lui consacrata. È l’appuntamento che ha le sembianze della festa patronale più popolare, con l’immancabile processione e la ricchissima e storica fiera dei prodotti dell’agroalimentare.

Una delle feste più importanti di tutta la Puglia, che, tuttavia, era in origine una festa povera, per un santo senza pretese, alla cui corte si presentavano soprattutto i frequentatori delle vie erbose, pastori e caprai, che qui giungevano con il loro gregge, con le fisarmoniche e le zampogne appese al dorso dei muli. Ogni anno percorrevano la stessa strada, per fede e per denaro, e si fermavano presso la caverna del santo, tracciando un segno, una croce, i più istruiti una lettera del proprio nome. E la ricorrenza inizia infatti con un’offerta, il giorno della vigilia, quando il sindaco e le autorità si recano alla basilica per offrire la cera, un tempo elemento indispensabile per illuminare il tempio, e i prodotti della terra, una cerimonia tradizionale, con la quale si professano sudditi del Celeste Principe, rispettata anche dai nativi di Monte Sant’Angelo che risiedono altrove.

Sono in molti a tornare, o a prolungare le ferie estive, per assistere a quello che è il momento culminante della festa: la processione del 29 dove, a ricevere gli omaggi e gli ossequi del paese, non è la fragilissima statua del Sansovino ma la altrettanto preziosa reliquia della Sacra Spada d’argento, attributo per eccellenza dell’angelo guerriero. È l’Arcidiacono del Capitolo che la sostiene con la mano destra avvolta in un guanto di porpora e la porge nella mano del santo, immortalato nel simulacro ligneo. Il corteo avanza lento, con il sontuoso baldacchino in testa, che incede al ritmo della marcia dei pellegrini. Dalle finestre si affacciano i cittadini, si gettano fiori, mentre in strada ci si sbraccia per arrivare in prima fila e guardare da vicino il principe delle Milizie Celesti.

La marcia continua fino a sera inoltrata men – tre nel cielo sbocciano i fuochi d’artificio che accendono il profilo delle montagne, regalando uno spettacolo magico e unico in tutta la regione.