Festa Patronale San Giovanni e la Madonna di Pozzo Faceto, Fasano Brindisi, Puglia – Ultima domenica di Giugno

La luna si specchiava nel pozzo, ignara d’accarezzare la Madonna. È una storia di ritrovamenti emozionanti e sorprese, quella della Vergine di Fasano, secondo la leggenda, scoperta da alcuni operai al lavoro in una cavità terrosa. Riportare alla luce un’icona come si riapre un libro di storia, come si fa un viaggio nel tempo, indietro, in un passato in cui per salutare Maria con le mani giunte al cuore occorreva nascondersi. La Madonna di Pozzo Faceto, custodita sull’altare maggiore del santuario, ha una caratteristica iconografia angioina, con il giglio di Francia e le sembianze della Vergine della Tenerezza, ed è inserita nel raffinato complesso religioso dove resta visibile anche il pozzo dove avvenne il ritrovamento. Il campanile della chiesa s’innalza nel cuore della piana degli ulivi, appena fuori le porte della città, dove la campagna è ancora verde e rigogliosa, fresco rifugio alle prime calure di giugno.

Accanto alla modesta icona della Madonna, dal manto azzurro e dal candido velo c’è San Giovanni Battista, il cui culto affianca quello della Vergine, in virtù della presenza del Sovrano ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, di quando Fasano era terra di servigi e di balì, di regalie e di vassallaggio. A San Giovanni è intitolata la chiesa madre, eretta in una pietra che appena prima del crepuscolo del giorno si tinge di rosa, elegante e sicura come un tempio, ingentilito dal superbo rosone, quasi ricamato.

I due patroni dondolano sulle spalle dei portatori, durante la processione, e restano esposti per i tre giorni di festa attorniati da un nugolo di corolle bianche e rosa. Una festa religiosa, quella di Fasano, cittadina situata lungo il tragitto dell’antica via Appia-Traiana, che si celebra la terza domenica di giugno e s’affianca alla memorabile rievocazione di un’importante pagina di storia. Apre i festeggiamenti, infatti, l’antico rito dell’innalzamento del vessillo bianco, che per tutto il mese sventola dal palazzo dell’Orologio in piazza Ciaia, ornata da rosoni e losanghe. Mentre la banda s’appresta al consueto giro della città, una voce racconta di quando gli infedeli da Lepanto approdarono nella terra di Puglia, e il coraggio di un villaggio di cittadini li respinse, con forza e fede, mettendo in salvo le proprie famiglie.

“Salva, salva che vengono i turchi”. S’erano stancati i fasanesi, di subire angherie e soprusi, di tacere davanti a scorrerie e razzie degli invasori. E allora, il 2 giugno del 1678, si radunarono in truppe, i forconi si mutarono in armi e, dopo tanta paziente rassegnazione, si lanciarono in battaglia, sconfiggendo i turchi. Il comitato del Giugno Fasanese ricorda quella storica battaglia campale sotto le mura della città organizzando il corteo storico della Scamiciata, rievocazione della memorabile vittoria a cui tutti i fasanesi partecipano. C’è chi sventola lo stendardo dell’Universitas, chi indossa il vestito della Dama con le chiavi della città, chi orgoglioso si affaccia dalla grandiosa Barca del Trionfo che, lentamente, incede giungendo in piazza per rendere onore ai santi patroni. Tutt’intorno, esplode la festa, con il suono delle chiarine, il rullo dei tamburi, lo sventolio delle bandiere, i bambini che fanno capolino dalle spalle dei papà, gli anziani che salutano dalle finestre, tutta la cittadina è coinvolta nella gioiosa atmosfera di letizia che confluisce nella ricorrenza patronale.

La città intera si fa teatro, per uno spettacolo unico, annoverato nel registro dei Cortei Storici d’Italia, preparato e studiato per mesi, che coinvolge centinaia di figuranti, di tutte le età, in scene di danza, simulazioni di battaglia, coreografie di sbandieratori e musica, quella della banda da giro e quella più gioiosa, con le nenie popolari, cantate dalle ragazze che stringono in mano un bouquet di fiori di campo e spighe di grano. Sotto la galleria di luminarie, tra la folla assiepata accanto alle bancarelle di giocattoli e dolciumi, sfilano archibugieri e cortigiani, saraceni e contadini, destrieri e fantini, tamburellisti e dame di corte, in un caleidoscopico corteo laico, che ogni anno stupisce e meraviglia.

La monumentale sfilata si arresta ai piedi dei patroni, ringraziamento ultimo e supremo e auspicio di buona sorte per l’anno a venire.