Festa Patronale Mater Domini, Laterza Taranto, Puglia – 20 Maggio

È avvolta in un cuore di pietra, l’icona di Santa Maria Mater Domini, a Laterza, affrescata nell’antichissima cripta nascosta sotto il santuario omonimo, nell’area rupestre della cittadina. Gli occhi magnanimi, le dita lunghe e affusolate, il manto color di terra, così forse la immaginavano quei monaci bizantini che proprio qui si rifugiarono dalla furia iconoclasta, affidando alla roccia le loro preghiere. È un luogo che segna il passare dei secoli e i cui muri raccontano tante storie, quello della cripta del santuario di Mater Domini, dove le iscrizioni parlano di monaci in fuga e guerrieri normanni, di artisti della pittura su pietra e pellegrini.

È ancora oggi meta di pellegrinaggio, il santuario di Laterza, cuore dei festeggiamenti in onore della santa patrona, celebrati il 20 di maggio. Una devozione che, secondo la leggenda, risale al Seicento, quando i campi di Laterza furono imbiancati da una nevicata straordinaria, in cui perirono molte delle settemila pecore del marchese dell’epoca. Della perdita, fu incolpato il massaro Paolo Tria che, prima di soccombere al martirio, si rifugiò in preghiera in una cavità naturale. Qui, gli apparve in sogno la Madonna, che gli consigliò di cercare nelle campagne la sua immagine e di non temere la collera umana, ben poca cosa rispetto alla protezione divina. Il miracolo si compì, lo spaurito massaro ritrovò la sacra effigie e in paese si gridò al prodigio, dimenticando le pecorelle smarrite.

Proprio nel luogo del ritrovamento, è stata poi costruita la cripta, un’architettura in negativo, scavata nella roccia, cui si accede attraverso qualche gradino. Un ritorno indietro, nello spazio, ma anche nel tempo, nel cuore di una vita rurale ormai perduta, di un piccolo mondo sparito che aveva nelle consuetudini religiose e nei ritmi della vita agreste i suoi punti di riferimento. Un’autenticità che oggi si ritrova in questa fervente espressione di devozione popolare che sono i festeggiamenti per la santa patrona.

La festa patronale inizia nell’intimo di una sagrestia, con la cerimonia della vestizione, dove nessun uomo è ammesso. Le donne devote le adagiano l’abito buono, la corona e i gioielli, un rito lento e quasi commosso, un onore che si tramanda di madre in figlia, come una pietra preziosa, un antico privilegio. Da fuori, la folla impaziente attende, come di vedere da vicino una giovane sposa, dietro al grande portone chiuso dell’edificio religioso. Scalpitano gli ottoni e si aspetta che le porte si schiudano. Quando la Vergine è pronta, è la banda a essere accolta in chiesa per il saluto gioioso e ossequioso alla santa patrona, mentre in serata si svolge la consueta processione del Quadro, il corteo che si dirige verso piazza fratelli Barberio. Il sacro si fonde al profano, in questa strana cerimonia che dà l’inizio ufficiale alla festa, con la tela accolta nella piazza, cuore del paese, e sulla cassa armonica ingioiellata di luminarie.

Il Quadro resta sulla cassa armonica durante tutta l’Ottava, la settimana dedicata alla festa mariana, giorno e notte, a vegliare sul paese, simbolo di protezione e benedizione.

La vigilia della festa è invece dedicata al Bambinello. Vestito d’oro, dai folti boccoli, il piccolo Gesù di porcellana, come se fosse il nipotino di tutti i nonni del paese, è condotto in processione casa per casa, per un bacio, un saluto veloce dalla finestra, una visita di cortesia e d’affetto, soprattutto dove ci sono ammalati. La banda accompagna questo tenero corteo lungo le stradine tortuose del centro storico, lastricate di “chianche”, racchiuse in un paesaggio straordinario, quasi unico, quello della gravina dell’Alta Murgia, e negli altri quartieri cittadini.

La festa esplode poi con il suo magnificente inventario di parazioni, bancarelle, arie d’orchestra, dolciumi e campane, dove alla cerimonia religiosa del dì di festa, con il tradizionale dono delle chiavi della cittadina alla santa patrona, si accompagna, l’indomani, la storica fiera mercato, il concerto dell’orchestra sulla cassa armonica e la spettacolare gara pirotecnica che porta a sfidarsi tra loro alcune delle più rinomate ditte fuochiste del Sud Italia.

Insieme al corollario musicale, non manca l’epilogo gastronomico, che qui a Laterza include necessariamente la golosa carne cotta al fornello, sorta di macelleria ambulante, accompagnata alle fragranti fette di pane locale.