Festa Patronale Madonna di Sovereto, Terlizzi Bari, Puglia – Domenica successiva al 1° giovedì di Agosto

Si trattiene il fiato, gli occhi al cielo, sbalorditi, come se fosse la prima volta, dinanzi alla sontuosa “macchina”. Si aspetta tutto l’anno il mese d’agosto a Terlizzi, si attendono le sere più calde, il ritorno dei cittadini fuorisede e, da un po’ di tempo a questa parte, anche l’arrivo dei turisti, che ingrossano le fila degli emozionati spettatori della festa patronale dedicata alla Madonna di Sovereto e a San Michele Arcangelo.

Se ad aprile si festeggia il ritorno della sacra Icona a Sovereto nel luogo del ritrovamento, in estate l’appuntamento è con la “Festa maggiore”, in programma dal primo giovedì d’agosto, con la rimozione del carro e il suo dirigersi dal luogo dell’allestimento, noto come “lamione” o “Stella”, fino alla “villa”, dove avverrà la partenza intorno alle 20.30, la domenica successiva. Ad agosto, si rimanda al “giudizio di Dio”, per la straordinaria processione del maestoso carro trionfale. Una vera e propria torre ambulante, alta 22 metri, simile a un campanile, che accoglie l’immagine bizantina della Vergine, il simulacro di San Michele e il coro di 150 bambini, simbolo della scorta angelica alla Vergine e al Bambino. Figlio della tradizione barocca e rinascimentale delle “macchine da festa”, il carro è come una scenografia teatrale, ispirato a motivi religiosi e fantasie popolari, un piccolo prodigio di artigianato, che somiglia a un tempio illuminato a giorno.

Nato, secondo la leggenda, da un carretto giunto in paese trainato dai buoi, si è evoluto nella sua struttura grazie all’estro del pittore terlizzese Michele de Napoli. Peculiarità e attrazione del carro sono i quattro timonieri, coadiuvati dal capo timoniere alla guida del carro, che in abiti d’epoca saltellando nel caratteristico incedere che sembra una danza, sono incitati dalla folla, soprattutto nelle famose “curve”. Sotto la macchina, più di sessanta gli uomini che lo spingono, mentre s’inoltra nel cuore del paese conducendo la Madonna in un percorso simbolico, che segna una curiosa forma di pastorale, dalla villa, sino alla cattedrale, nel centro antico.

Dato alle fiamme nell’agosto del 1991, il carro venne interamente ricostruito l’anno successivo, grazie all’impegno di due figure simbolo rimaste nella storia terlizzese: l’architetto Michele Gargano e monsignore Gaetano Valente, con l’ausilio di artigiani e artisti della città. È il carro, infatti, l’elemento irrinunciabile della ricorrenza, in funzione del quale anche il piano stradale e l’assetto urbanistico terlizzese sono stati rivisitati, per creare carreggiate più ampie e pianeggianti e consentire una processione più agevole. Mentre il carro avanza sontuoso, il cielo si colora delle vivide tinte dei fuochi d’artificio, e nell’aria si mescolano le melodie degli ottoni della banda da giro e gli schiamazzi della festa, tra gli ambulanti e i bambini sulle giostre, dai palloncini in volo agli effluvi dei dolci tipici in bella mostra sulle bancarelle. Sono in tantissimi a prendere parte alla festa della Madonna di Sovereto, giungendo a Terlizzi, ormai importante tappa del turismo mariano, nel santuario edificato nel Basso Medio Evo, nel luogo esatto in cui, secondo la leggenda, nella cavità ipogea del Sovero, venne rinvenuta l’icona della Vergine con il Bambino da un pastore della vicina Bitonto, che errava nelle campagne alla ricerca di una pecora smarrita.

Un’effigie miracolosa e contesa, sin dal suo ritrovamento: furono i buoi infatti a decidere se la Vergine appartenesse a Bitonto o a Terlizzi, mentre nel Cinquecento l’icona fu messa al riparo dalle continue incursioni francesi e turche. Un edificio ancora intriso di leggenda, un tempo annesso all’Ospizio dei pellegrini e all’Ospedaletto dei crociati, dove si custodisce l’icona della Madonna e il simbolo templare della Triplice Cinta, tracciato sulla pietra, cui in passato era attribuita la facoltà di accentrare le energie geomagnetiche e conferire proprietà taumaturgiche alle acque sotterranee.

Tunica candida, mozzetta azzurra, e un sontuoso baldacchino d’oro e d’argento, incorniciato dai candelieri sacri, e ancora le bimbe vestite da damigelle, il pastorello in tenuta tradizionale con gilet di lana di pecora, cappello e lacci ben saldi ai calzettoni, con pecora al guinzaglio, colorano un paesaggio della devozione trasfigurato, immaginifico e meraviglioso. Una festa ancora ricca di consuetudini e tradizioni tramandate gelosamente. Sempre di notte poi si accendono i fuochi più attesi dalle buone forchette: quelli delle grigliate, gli allegri barbecue collettivi di carne paesana che accompagnano le serate di festa, e radunano non pochi golosi nella terra della Madonna di Sovereto.