È come una mamma, per i cegliesi, soprattutto per coloro che sono stati condotti dalla vita ad abbandonare il paese natale. La Madonna di Buterrito, protettrice di Ceglie del Campo, si festeggia la terza domenica di ottobre con una ricorrenza sontuosa, che inizia con una preghiera sommessa, con una grazia da esaudire, un desiderio profondo, da confidare solo a colei che tutto può e tutto comprende.
Si radunano tutti in piazza, gli abitanti di Ceglie del Campo, che è come una costola del capoluogo, distante pochi chilometri, per festeggiare colei che apparve, come un miraggio, nella contrada omonima. Si divide in sei rioni, infatti, il centro storico: Buterrito, Aia di Cristo, La Fitta, Sant’Angelo, Piscine e Porta Nuova.
La Vergine sorse dalla terra intorno all’anno Mille, rinvenuta in una grotta basiliana in contrada Buterrito, relitto di tempi in cui per giungere le mani dinanzi alla Madonna era necessario nascondersi. Fu accolta dai cegliesi come una concittadina importante, alla quale riservare tutti gli onori e fu vestita di tessuti preziosi, damascati d’oro, e sul suo capo e su quello del suo bambino furono poste corone ricchissime. A questi si aggiunsero gli ex voto di chi, in silenzio, volgeva una preghiera alla Madonna. Ori, pietre preziose, rosari, che talvolta giungevano anche da lontano, da una famiglia cegliese emigrata che, perfino da oltreoceano, spediva il suo pacchetto destinato al simulacro custodito nella chiesa matrice.
Con l’Ottocento, nacque la consuetudine del la processione. Il corteo storico era orchestrato in principio solo dalle confraternite che, imbracciati vessilli e pennacchi, si incolonnavano da Buterrito in direzione della piazza del paese.
La domenica mattina, la statua viene portata a spalla dalla chiesa matrice al cimitero, mentre in serata, la statua discende e viene posta sul piedistallo per il ritorno al paese sul carro trionfale, mentre nell’aria le melodie degli ottoni dell’orchestra rivaleggiano con lo scoppio festoso dei fuochi d’artificio, l’acclamare dei fedeli, le urla dei bambini che sulle spalle dei papà hanno il posto d’onore per lo spettacolo più bello dell’anno. Il corteo culmina con il sontuoso baldacchino in legno, in cima al quale svetta Maria Santissima di Buterrito, per l’occasione adornata di un manto azzurro come il firmamento. A tirarlo lungo le strade sono dieci uomini in tunica blu che, per mezzo di robuste funi, lo issano e lo fanno avanzare, una sorta di prova di forza. Chi trascina il carro è responsabile anche del complesso meccanismo interno di corde, carrucole e leve, che anima il simulacro perché questo scenda nella folla, gradualmente, proprio come un’apparizione miracolosa.
Davanti, sfilano gli stendardi colorati delle contrade e la folla, assiepata ai lati delle vie, alza gli occhi al cielo per ammirare la maestosità della galleria di luminarie e il prodigio di quel carro di legno che marcia grazie alla forza dell’uomo.
Il quadrilatero risplende di luci e al centro trionfa la cassa armonica dove i fedelissimi hanno già preso posto, per assistere al concerto serale della banda.
Negli anni Novanta, alla festa, già di per sé pittoresca, la cittadinanza e il comitato hanno deciso di tornare a raccontare la storia del ritrovamento dell’icona, attraverso un curato corteo storico.
La manifestazione coinvolge tutta la cittadinanza e si prepara con largo anticipo. C’è chi cuce i vestiti, chi sceglie gli attori, chi dirige la coreografia e la sfilata, chi coordina gli sfidanti. Per pochi giorni, Ceglie ritorna nel Medio Evo, ai tempi di guerrieri e cortigiani, principesse e giullari e, alla rievocazione religiosa, si affianca quella più goliardica del palio delle contrade, con giochi d’epoca, lazzi ed euforia collettiva. Pistonieri, musici, sbandieratori, grancasse e squilli di tromba diffondono per le strade l’eccitazione, l’allegria e la buona novella: è arrivata Maria, oggi è giorno di festa.