Festa Patronale Madonna della Scala, Massafra Taranto, Puglia – 1^ Domenica di Maggio

C’è un paese in Puglia in cui le signore del posto si chiamano Scala, Scalina o Scaletta. Diminutivi affettuosi, ma soprattutto testimonianze di una fede atavica, di quando per benedire la piccola di casa le si regalava il nome della santa patrona. A Massafra, è il nome della Madonna della Scala che ancora riecheggia tra i vicoli del centro storico, a raccontare di una storia e una devozione antichissime, in una terra di per sé modellata dal tempo e dalla natura, tra gravine, inghiottitoi, lame, doline. Sculture di roccia carsica, abbracciata al verde della macchia mediterranea e degli arbusti di erbe officinali.

A Massafra, si scende lungo 125 gradini nel cuore della terra, per omaggiare con una visita la Madonna della Scala, nella sua dimora, il monumentale santuario rupestre eretto sul fondo della gravina, in quella che è ancora chiamata Valle delle Rose. Un’architettura maestosa, che si fonde con la natura, accessibile solo attraverso la scalinata i cui gradini, così si narra in paese, non possono essere contati, perché, a ogni conteggio, sembra si ottenga sempre un numero diverso. Qui, secondo la leggenda, si compì il Miracolo delle Cerve, due animali selvatici in fuga braccati dai cacciatori, che s’inginocchiarono proprio nel punto in cui fu ritrovato l’affresco bizantino della Vergine.

La Madonna della Scala fu eletta così santa patrona di Massafra, sancendo l’inizio di una devozione che dura ormai da secoli. Si festeggia la prima domenica di maggio, la Madonna vestita d’oro e d’avorio, che porta in mano il Bambino Gesù, tutti e due preziosamente decorati e incoronati nello splendido simulacro portato in spalla durante la processione.

Risale al Settecento, la devozione dei cittadini per la Vergine della Scala, da quel fatidico terremoto del 1743 che devastò il territorio tarantino, lasciando illeso il villaggio di Massafra. Da allora, si ripete il rito di fede, con la processione plurisecolare e la consegna delle chiavi della città alla santa patrona. Ci si prepara già da settimane prima, allo scenografico corteo, con una prima processione. È il momento in cui i muratori caricano sulle spalle la statua, rinchiusa nello “stipone” nella chiesa di San Benedetto, dirigendosi in corteo verso il santuario. Qui, la statua torna a mettersi in cammino la domenica della festa, in mattinata, mentre un altro corteo parte dalla città, insieme alle autorità civili e religiose. È un momento di particolare e suggestiva emozione, quello dell’incontro tra le due processioni, che confluiscono in un unico grande corteo, con la folla che, poco a poco, si dispone a semicerchio intorno al palco allestito in piazza. Qui si rinnova il voto di fede, la promessa d’amore dei fedeli alla Madonna, con la cerimonia della consegna delle chiavi della città di Massafra nelle mani della santa patrona. In seguito, il simulacro resta esposto per tutto il mese di maggio presso la Collegiata di San Lorenzo.

Entrare in punta di piedi nell’antico villaggio rupestre neolitico di Massafra, sentirsi colmi di meraviglia davanti allo spettacolo della mano della natura quando opera insieme a quella dell’uomo, intuire la devozione ricca di storia e di passato dinanzi agli affreschi e alle icone della Madonna della Scala e della Buona Nuova, tra blocchi tufacei e cripte, è ancora oggi un’esperienza di fede, un pellegrinaggio, antico e contemporaneo, anima della grande festa patronale, per la quale anche i massafresi fuori sede tornano in paese.

Insieme al cerimoniale religioso, rimasto immutato, c’è la festa, quella più genuina e colorata, che disegna geometrie di luminarie nelle strade del centro storico, che ingioiella la piazza centrale e accoglie nel suo cuore, sul palco orgoglioso della cassa armonica, il concerto bandistico cittadino.

Dalla profondità della sua cripta, la Madonna veglia sulla cittadina, circondata da una natura senza eguali, situata all’interno del Parco naturale regionale Terra delle Gravine, una terra che ospita le riserve naturali del Monte Elia e di Stornara. Un tesoro da custodire, insieme al ricchissimo patrimonio storico di questa landa, popolata dai bizantini, un passato che le è valso il titolo di “Tebaide d’Italia”.