È venuta dal mare, e al mare ritorna, la bella Madonna dei Martiri di Molfetta, custodita lungo tutto l’arco dell’anno nell’elegante basilica minore che s’affaccia sull’Adriatico. Risplende la Città Regia, per la ricorrenza patronale della prima settimana di settembre, con rosoni di luminarie che rivaleggiano con le luci soffuse del centro storico, che s’allunga sul porto.
È il mare che fa da protagonista il giorno della festa, e si riprende la preziosa statua carica di ex voto, per il consueto spettacolo della processione a pelo d’acqua. Inizia qualche minuto prima delle 15, il rituale che coinvolge i marinai da tempo ormai immemore, da quando, secondo la leggenda, furono proprio le genti di mare a condurre a Molfetta quella che in origine si chiamava Madonna della Tenerezza. Gli equipaggi si recano alla porta del santuario e, con dei sonori colpi di remi, bussano alla porta per reclamare il simulacro. Gli uomini entrano nella basilica e, caricata la Madonna sulle spalle, al ritmo delle diane di festa, attraversano il rione e viale dei Crociati, dirigendosi verso la banchina San Domenico tra due ali di folla. L’imbarco sul peschereccio prescelto sancisce l’inizio della sagra a mare che si conclude solo all’imbrunire.
È questo un momento di grande orgoglio per i proprietari dei natanti: essere scelti come barca principale per il trasporto della statua, fregiandosi con il titolo di “principessa”, o come barca “damigella”, costituisce motivo di gran fierezza. Il 7 settembre, vigilia della festa, ha luogo l’Incoronazione della statua. È una vera e propria armatura di fede, quella indossata dalla Vergine, che le viene posta sul petto, vicino al cuore, come desiderano i suoi devoti.
L’8 settembre è poi il giorno della sagra a mare. Le tre imbarcazioni, unite tra loro, sono decorate con bandiere, gran pavese, pennoni e orifiamme e qui siedono i proprietari, i fedeli, i ministranti, la bassa banda di Molfetta e anche gli “irriducibili” del bagno a mare che, per devo zione, ogni anno si tuffano proprio dalle imbarcazioni che guidano il corteo. A queste, si accoda un largo seguito di natanti e pescherecci, con urla di sirene e fuochi pirotecnici a pelo d’acqua. Un momento di euforia collettiva che rievoca i tempi in cui dalla costa adriatica si salpava per partire nelle Crociate, ma anche per ricordare viaggi della speranza più recenti, quelli dei tanti emigranti meridionali che hanno preso la nave per cercare fortuna in tutto il mondo. Sono in tanti, infatti, quelli che a Molfetta vi ritornano proprio a settembre, in occasione della festa patronale.
Durante i giorni della ricorrenza, la statua sosta in cattedrale, per ricevere l’omaggio dei fedeli. Impossibile non rivolgerle uno sguardo d’ammirazione, per quel viso trepidante di dolcezza, per lo sfavillio dei suoi gioielli, la ricca corona e i tanti, infiniti ex voto deposti dai suoi devoti, per il brio dei putti svolazzanti, che le sollevano il manto dorato e porpora. Ogni rosario, una grazia ricevuta, ogni grammo d’oro, una preghiera esaudita, in un reciproco e misericordioso affidarsi che si rinnova, anno dopo anno. Da quando, secondo la leggenda, alcuni marinai molfettesi trasportarono l’icona sino al porto di Molfetta, lasciata lì, come riportano fonti storiche, dai crociati. Si celebra allora il prodigio dell’arrivo della Regina dei Martiri a Molfetta, con una festa sontuosa, dove corso Dante si accende con le magnificenti luminarie e si colora per le strade delle opere d’arte effimere dei madonnari. Accanto al bisbiglio sommesso della preghiera, prende il via la voce alta e squillante della festa patronale, con le urla pittoresche degli ambulanti, il riverbero delle marce eseguite dall’orchestra, il chiacchierio. Con la festa patronale, inizia anche l’ottava mercantile, tra le più antiche di Puglia, la fiera franca istituita nel 1399 da re Ladislao d’Angiò-Durazzo, concessa a Molfetta, dietro richiesta dei suoi cittadini.