Terra di santi, miti e leggende, il Salento resta inopinabilmente ancora oggi uno dei luoghi dove l’anima ritrova le radici, riscoprendosi nella sua dimensione più intima e ancestrale. In questo gioco, fatto di richiami ad un passato mistico e dai contorni sfumati, è la religione a svolgere un ruolo preponderante: frutto dell’incontro sincretico tra culti pagani e cristiani, il sacro incarna per ogni abitante del Salento una cifra identitaria che, ponendosi spesso al di là della mera pratica fideistica, arriva ad investire sentimenti altri e di forte appartenenza comunitaria.
Per quanto certo non manchino esempi di esperienze in grado di raccontare un simile vissuto, Carmiano rappresenta, tra tutti, il caso più paradigmatico di come una comunità di poco più di 10mila abitanti sia riuscita, nel tempo, a costituirsi come tale proprio a partire da un culto religioso. Situato nel cuore del Salento, alle porte del più rinomato capoluogo leccese, Carmiano è una piccola cittadina che, nel corso della sua storia, ha conosciuto molteplici dominazioni (dai romani agli aragonesi, passando per i Normanni), che sembrano come rivivere tra angoli nascosti e affascinanti edicole votive disseminate nelle tortuose vie del paesino.
Emblema della cittadina e nucleo propulsore del suo stesso costituirsi comunità è la Chiesa dell’Immacolata: edificata nella metà del XVII secolo circa, questa chiesetta, apparentemente simile a molte altre sparse nel paese, si distingue non solo per la raffinata cura architettonica che la caratterizza (merita, a tal riguardo, una particolare attenzione l’altare maggiore, frutto del lavoro del noto Giuseppe Zimbalo), ma anche per il fatto di essere la preziosa custode di un affresco che sembra avvolgere il fedele appena entrato in un’atmosfera sospesa e, allo stesso tempo, rassicurante. L’opera, collocata in corrispondenza dell’altare maggiore, vede rappresentata la Vergine Immacolata, ritratta come una giovane donna con un abito rosso e un manto verde, dai capelli lunghi, sciolti e dorati, e posta nella mandorla dorata, simbolo ancestrale funzionale a dare risalto alla presenza della figura sacra.
Sebbene non sia ufficialmente riconosciuta come patrona di Carmiano, la presenza dell’Immacolata risuona ovunque; il suo nome è addirittura inciso anche sull’altare maggiore dell’omonima chiesa, dove si legge: “Immacolata patrona di Carmiano”. Qui, proprio all’interno di questa che viene considerata la casa spirituale di tutti i carmianesi, fede e identità si intrecciano in un legame che sfida ogni arida formalità.
Il momento più atteso della celebrazione in onore della Vergine è però l’8 dicembre, quando il paese intero si riversa per le strade in una processione che non conosce né lunghezza definita né tantomeno confini sociali; tutti vi prendono parte: osservando la lunga catena umana che la caratterizza, è possibile scorgere l’operaio che cammina accanto al professore universitario, la vecchietta al passo con il 15enne, e ogni differenza sembra svanire sotto il segno della devozione comune.
Al centro di tutto, resta la maestosa statua della Madonna, avvolta in un’aura di sacralità. La sua corona d’oro, ornata di pietre preziose, è il simbolo più luminoso del dono collettivo dei carmianesi, un gesto che racchiude generazioni di fede e sacrificio. Ma il culto dell’Immacolata non si esaurisce qui. La stessa statua compare anche nella festa patronale della seconda domenica di agosto, dedicata alla “Madonna Nostra”. Questa celebrazione, pensata per accogliere gli emigranti che tornavano a casa per l’estate, non raggiunge però il calore e l’intensità della festa dell’8 dicembre, momento in cui il tempo sembra fermarsi e il paese si ricompatta attorno alla sua figura più cara. Tutto inizia il 28 novembre, quando la statua viene traslata solennemente da una chiesa all’altra, tra i bagliori dei fuochi d’artificio e il profumo delle prime pettole. Dal giorno successivo, il paese si sveglia all’alba per la novena, immerso in un’atmosfera rarefatta e mistica, scandita dal suono delle campane e dal calore delle preghiere. Il vero culmine delle celebrazioni arriva però il 7 e soprattutto l’8 dicembre, quando Carmiano si trasforma in un fiume di luce e devozione. La processione si snoda tra le strade, lunga e vibrante, portando con sé una fede che è molto più di un semplice rito.
Anche quest’anno, l’attesa per il giorno è vibrante: comune, comitato, confraternita e la Fabbrica dell’Immacolata sono da tempo al lavoro, in stretta collaborazione con PugliArmonica, per garantire la realizzazione di un evento ancora oggi in grado di unire tradizione e partecipazione collettiva.
Una rete di persone che, animata da un comune obiettivo (vale a dire la valorizzazione del patrimonio culturale e spirituale del territorio), si adopera con passione e impegno nella cura di ogni dettaglio per la mise-en-place di una celebrazione che resta testimonianza di ancestrale devozione eprofondo sentimento di comunità.
“Per noi di PugliArmononica, è una grande responsabilità prendersi cura di una festa così sentita e partecipata come l’Immacolata di Carmiano; compito delicato, perché tocca i ricordi e qualcosa di molto caro a tutti i carmianesi. Siamo per questo entrati in punta di piedi all’interno della comunità, cercando di ascoltarne le esigenze e accoglierne il sentire in totale sinergia. Ciò che ci anima è il pieno rispetto della natura dell’evento religioso e della sua storia, fin dalle sue radici. Ringrazio la confraternita per l’estrema fiducia accordataci”, conclude al riguardo Graziano Cennamo, direttore artistico di PugliArmonica.